“io tu” prosegue la riflessione sull’io, sul nostro essere allo stesso tempo interni a noi stessi ed esterni attraverso il nostro riflesso nell’altrui sguardo.
L’io non si interroga qui, come nell’opera precedente, sulla sua posizione lungo l’asse temporale della dimensione artistica quanto piuttosto sul dove porsi rispetto ad essa.
Io è l’artista ma è anche chi fruisce dell’opera e allora la differenza tra io e tu diventa soprattutto una questione di punti di vista: leggendo “io” si è dentro l’opera, leggendo “tu” se ne è al di fuori, si diventa estranei.
La continuità visiva tra le due lapidi è anche continuità semantica e sottolinea l’ambiguità dell’io nell’opera d’arte.