L’arte è inganno per definizione.
Artefatto, artificio, artificiale, artificioso, in ciascuna di queste parole è implicita l’incompatibilità tra arte e verità.
E infatti l’arte è per sua natura imitazione, imitazione fertile, imitazione gravida, ma pur sempre finzione.
In realtà c’è un altro livello di menzogna racchiusa in ogni opera d’arte: in essa viene quasi sempre mostrato solo il risultato finale.
E tanto quest’ultimo può essere aggraziato, tanto il processo che l’ha generato può essere ruvido e scabro.
Non c’è gentilezza nell’atto di creare una scultura in legno, essa non viene plasmata con delicatezza come l’argilla: viene scavata, viene ferita, viene incisa e mutilata prima di arrivare alla sua forma definitiva.
C’è fatica fisica, mentale ed anche emotiva nell’atto di scolpire. Gli strumenti per farlo sono delle armi, alcuni sono lame e attrezzi pesanti. La materia da cui si parte è grezza e maneggiarla può anche far male.
Il risultato finale può essere quindi delicato e garbato, ma il processo non lo è quasi mai.
Per vedere cosa uscirà dalla scultura che è ora sul banco di lavoro di Alberto bisogna aspettare ancora un po’, ma a breve sapremo se tanta ruvidità produrrà infine grazia e bellezza.