“In pulchritudine veritas” – Legno di tiglio (31 x 45,5 x 24,5 cm)
L’opera è costruita attorno a un vuoto e mette in modo naturale l’accento sulla mancanza e su ciò che può nascere dall’assenza.
La scultura del legno è per sua natura “a levare”, è cioè attraverso l’asportazione del materiale che avviene la creazione di una forma.
Diventa allora ancora più significativo che, dopo aver “sprigionato” da un blocco di tiglio il viso perfetto di un Apollo, l’artista continui ancora attraverso l’ablazione la sua azione costruttrice.
Il vuoto acquista lo stesso peso del pieno, la sua stessa capacità demiurgica, la stessa sua valenza creatrice.
Ma c’è un altro aspetto per cui in quest’opera il vuoto diventa pieno ed è grazie a quell’illusione ottica che fa sì che ciò che sta dietro appaia davanti, che lo sfondo oltre il foro risalti addirittura magnificato proprio dall’assenza di materia che lo rende visibile.
Il vuoto diventa così una lente che permette di vedere oltre la materia e oltre la materia c’è la verità.
“In pulchritudine veritas”: la verità si vede guardando attraverso la bellezza.
La bellezza non si risolve mai nell’essere percepita attraverso i sensi, ma può essere ricercata attraverso molte vie: ci sono matematici che vedono bellezza nelle loro formule, chimici che trovano la bellezza nelle reazioni tra gli elementi e fisici le cui teorie sconfinano nella filosofia e nella poesia.
Poi c’è l’arte che apre un occhio, che vede oltre, che passa attraverso e che mostra in modo diretto, immediato, quello che c’è al di là.